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LA BATTUTA |
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La battuta
Non è solo l’inzio
dell’azione pallavolistica bensì soprattutto la premessa della fase punto. Per
alcuni è la prima azione d’attacco, noi preferiamo considerarla l’anticamera
dell’acquisizione del punto. E’ comunque indispensabile avvicinarsi alla zona
di battuta con spirito aggressivo e gran lucidità tattica in mente.
Tecniche
Sono gli strumenti atti a
mettere in pratica gli obiettivi tattici che ci si è dati. Usiamo suddividere
le traiettorie di servizio in tre categorie:
1.
Veloce
2.
Flottante
3.
Tattica
¨ La prima, il servizio
veloce, basa la sua efficacia soprattutto sulla ridotta capacità d’adattamento
che i ricevitori avversari hanno a motivo, appunto, dell’elevata velocità della
palla. E’ una traiettoria messa in pratica nel servizio in salto.
¨ La seconda, il servizio
flottante, cerca d’insidiare la ricezione della squadra avversaria con
l’imprevedibilità della sua traiettoria, che se ben eseguita (velocità della
palla tra i 12 e i 14 m/sec. Nella sua parte finale e palla che non gira) crea
vari problemi nel controllo della stessa. Il flottante lo suddividiamo in due
categorie: quello lungo (fig.1) che vuole spingere il ricevitore molto lontano
dalla zona d’attacco, e quello corto (fig.2) che accorcia i tempi di movimento
dell’avversario, gli impedisce spesso un comodo piazzamento e disturba il gioco
veloce.
¨ La terza, il servizio
tattico, tende a colpire conosciute lacune tecniche individuali quali ad
esempio il bagher laterale cattivo da un lato, una certa staticità a livello arti
superiori oppure zone di campo identificate per essere le più idonee ad
impedire il corretto svolgimento di parte dell’azione d’attacco; tipico è il
disturbo che il servizio tattico corto reca al ricevitore – attaccante nel suo
disinvolto prepararsi all’azione d’attacco (fig.3), oppure ancora va a colpire
esattamente la zona di conflitto tra due giocatori in ricezione, provocando
disturbi nelle rispettive competenze (fig.4).
Obiettivi
a)
Punto
b)
Solo
terzo tempo
c)
Eliminazione
di una soluzione d’attacco
Cercare il punto, quindi
perseguire l’obiettivo “a” sarebbe l’ideale, ed alcuni tipi di traiettoria ci
consentono di sperarlo.
Il servizio in salto, molto
veloce, è il mezzo migliore per cercare il punto, ma anche il flottante teso
lungo o corto fa, a volte, male.
Gli stessi due tipi di
servizio appena descritti ed alcune traiettorie tattiche, tipo quella che cerca
il lato più debole di un ricevitore (fig.5) e quella che colpisce bene la zona
di conflitto (fig.6), sono idonei a far raggiungere l’obiettivo “b”.
Il servizio tattico,
d’estrema precisione, è usato quando una squadra vuole eliminare o limitare di
molto in attacco un avversario (punto “c”).
E’ il caso di una battuta
piazzata bene corta o lunga su un attaccante ricevitore, oppure su un centrale
che si dimostra fragile nello sviluppare un buon primo tempo susseguente alla
propria ricezione.
Collegamenti col Muro
Entra in gioco la guida del
muro, che stabilisce la migliore tattica da usare dopo un certo tipo di
battuta.
Gli obiettivi “a” e “b” si
possono assommare ed hanno come conseguenza la scelta della tattica di lettura,
in quanto le probabilità d’attacco in primo tempo diminuiscono di molto.
Più complesso è l’obiettivo
“c”, come abbiamo descritto, è l’eliminazione di un attaccante. Se il servizio
usato è efficace, le risposte del muro variano dalla tattica ad opzione a
quella in lettura, ma con la possibilità di piazzare il nostro giocatore più
debole a muro sulla soluzione che cerchiamo di eliminare. Facciamo alcuni
esempi:
¨ (fig.7) Il servizio mette in
grave difficoltà il giocatore in posto due non consentendogli di sviluppare
comodamente l’attacco. Il muro risponde con l’opzione 4 trascurando la
soluzione sul posto due avversario.
¨ (fig.8) L’avversario gioca
un primo tempo lontano dall’alzatore, la classica tesa. Un servizio corto sul
posto due crea grosse difficoltà all’esecuzione della stessa tesa in quanto
impone l’arrivo della ricezione alle spalle dell’alzatore rendendo difficile,
quindi poco probabile, la giocata in primo tempo. La risposta del muro
sarà: a: lettura – b:
piazzamento del giocatore più debole sul primo tempo.
¨ (fig.9) Il caso è molto
frequente. Il servizio cerca di eliminare il ricevitore attaccante di posto
quattro con una traiettoria lunga verso il centro del campo, in maniera da
costringere l’avversario ad allontanarsi di molto dal punto d’attacco, oppure
con una traiettoria cortissima per impedirgli di avere una buona rincorsa
nell’esecuzione dell’attacco. La risposta del muro sarà: piazzamento del giocatore
più debole dalla parte dell’avversario che si cerca di eliminare.
E’ questo un caso frequente
e, per le buone squadre, un obiettivo importante da perseguire anche se le
statistiche rileveranno che la battuta consentirà all’avversario una buona
ricezione, però il vantaggio per le difesa risulterà ugualmente significativo.
Metodologia d’allenamento
Si sono confrontate due
grandi correnti di pensiero relative a come allenare questo fondamentale:
1.
Teoria
delle ripetizioni
2.
Allenamento
situazionale
¨ La prima sostiene che
l’efficacia di questo fondamentale dipende esclusivamente dalla quantità di
servizi eseguiti nell’unità d’allenamento. Infatti si afferma che 250 – 300
esecuzioni in seduta di lavoro erano necessarie per avere una buona resa in
partita nel fondamentale della battuta.
¨ La seconda metodologia di
lavoro privilegia le esecuzioni in una situazione di gioco simile alla partita.
Naturalmente, utilizzando questa seconda strada, il numero di ripetizioni
individuali, eseguite al termine della seduta, risulterà molto inferiore a
quello possibile con la sola teoria delle ripetizioni, però la qualità delle
singole ripetizioni sarà di gran lunga migliore in quanto si riproducono
situazioni tattiche simili alla partita e, spesso, anche analoghe situazioni emozionali.
La semplice enunciazione dei
principi delle due metodiche sopra esposte lascia comprendere chiaramente a
quale vada la nostra preferenza. Con ciò non vogliamo escludere l’utilità della
prima forma d’allenamento, ma la consideriamo complementare alla seconda.
Un allenamento che comprenda
una serie di DRILLS, cioè di situazioni simili alla gara, comporterà una serie
di 20 – 30 servizi a testa di media: pochi! E’ necessario integrare il tutto
con 3 –4 serie di 10 – 12 ripetizioni finali a testa circa tre volte la
settimana. Inoltrandoci nell’analisi
della teoria delle ripetizioni dobbiamo considerare che varie sono le finalità
attribuibili a questo metodo di lavoro.
La prima è puramente
didattica, molto utile perciò nell’apprendimento, e inseribile nei programmi di
un settore giovanile.
Si tratta di ripetere il
corretto gesto tecnico decine di volte, cercando di colpire un bersaglio posto
sul terreno di gioco. Il bersaglio può essere un tappeto, una borsa, una sedia,
ecc. Trattandosi di un oggetto, questo può essere colpito con le traiettorie
più varie (fig.10) dando la sensazione di una buona esecuzione se il bersaglio
è centrato. Se noi sostituiamo il bersaglio – tappeto con un giocatore –
ricevitore ci accorgiamo che le due traiettorie di servizio hanno un
significato tattico molto diverso tra loro.
(fig.11) In un caso il
ricevitore potrà impattare la palla nel punto “A”, può essere il caso di una
palla corta. Nell’altro caso, “B”, per ricevere, sarà necessario arretrare di
un paio di metri, allontanandosi ulteriormente dalla zona d’attacco. Questa
semplice considerazione ci fa capire che se utilizziamo le ripetizioni contro
un bersaglio anche per l’allenamento vero e proprio, non mettiamo i nostri
giocatori in condizione di soddisfare le necessità tecnico – tattiche tipiche
di una gara.
Se poi disponiamo di uno
SCOUT del tipo in fig.12, noteremo che il giocatore avversario n°5 mostra
evidente disagio nel ricevere i palloni che gli giungono alla propria destra.
Questa è un’ulteriore considerazione che induce a preferire l’uso di un
ricevitore invece di un bersaglio fisso nell’allenamento di una situazione di
servizio.
La lotta battitore
ricevitore è una delle esercitazioni più avvincenti che si possono proporre in
allenamento anche in situazione analitica, senza cioè opporre due squadre una
contro l’altra.
(fig.13) Esempio:
Il battitore “A” deve
impedire al ricevitore “B” di terminare la serie di dieci servizi con una
percentuale del 70% di ricezioni positive da primo tempo, senza errori diretti. Se l’obiettivo è raggiunto il
battitore perderà la sfida pagando pegno. Noi usiamo spesso questa metodologia
analitica come complemento a quella dell’allenamento situazionale.
Analizziamo ora la seconda
metodica, nuovamente due considerazioni ci fanno preferire questa alla teoria
delle ripetizioni. La prima è relativa al fatto che ripetendo spesse volte ed
in maniera ravvicinata il gesto del servizio, si affina e si rende efficiente
con facilità. Questo però è in contrasto con ciò che si verifica realmente in
partita, dove l’efficienza va ricercata nel primo servizio che il giocatore
esegue, e non nel settimo od ottavo. Avere la capacità d’ottenere subito, al
primo tentativo, uno degli obiettivi tattici del servizio, cioè: - punto – solo
terzo tempo – eliminazione di una soluzione d’attacco, è una situazione che va
ricercata costantemente in allenamento, proponendo esercizi in cui il battitore
non esegua più di due o tre servizi alla volta e che ciascuno di questi sia
misurato dalla bravura di un ricevitore inserito in un contesto d’attacco
avversario.
Ciò abitua all’efficienza
immediata.
E se poi riusciamo a
collegare il servizio con un opportuna tattica di muro tipica della nostra
squadra, avremo completato l’opera riempiendo di contenuti tattici il gesto
tecnico che andiamo ad eseguire dal servizio.
Questo è il massimo che
possiamo ottenere con l’allenamento.
Significato di rischio
Spesso sentiamo affermare
che si sbagliano molti servizi perchè si rischia molto, e quindi è logico che
l’errore ne sia la conseguenza diretta. Pur sapendo che nel rapporto costi
benefici il servizio è nettamente sbilanciato a favore dei secondi, pensiamo
che varie battute vincenti siano un’utopia mentre molti errori impediscono di
fatto il lavoro positivo messo in essere dal nostro muro e dalla nostra difesa
e frustrano la buona mentalità che un allenatore tenta di trasferire alla
squadra. Quindi troviamo un equilibrio tra rischio e positività, ma non
consideriamo mai l’errore come un fatto del tutto ininfluente al buon andamento
del gioco.
L’uso della metodologia
dell’allenamento situazionale previene anche l’instaurarsi di una situazione di
gioco caratterizzata o da grandi errori o da grandi battute vincenti (poche di
solito).
Silvano Prandi
FIG.1 |
FIG.2 |
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A
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A |
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FIG.3 – servizio tattico corto sull’attaccante
ricevitore. |
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FIG.4 – servizio tattico nella zona di conflitto di due ricevitori (uno attaccante). |
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FIG.5 – lato debole |
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FIG.6 – zona di conflitto |
4 5 6 3 2
A |
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FIG.7 – eliminare una soluzione d’attacco – muro
in opzione 4 |
A 4 3
6 2 1 A |
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FIG.8 – eliminare una soluzione d’attacco – muro
in lettura. |
5
4 3 6 2 A |
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D |
FIG.9 – eliminare una soluzione d’attacco – muro
debole sull’attaccante che si cerca di eliminare |
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FIG.10 – Esercitazione su bersagli fissi (tappeti,
borse, ecc.) variando la traiettoria (corta e lunga).
FIG.11 – Esercitazione su bersaglio mobile
(ricevitore).
B
A
+ + + + + 0
5
0 + 0 - 0 +
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FIG.12 – Legenda: (+ ottima ricezione) (- errore) (0
ricezione staccata)
B |
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+ # # # / / + + +
+ # # # / / + + +
+ # # # / / + + +
+ # # # / / + + +
+ # # # / / + + +
+ # # # / / + + +
+ # # # / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / |
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A |
FIG.13
¨
zona
# : attacco in combinazione (ricezione precisa sul palleggiatore)
¨
zona
+ : attacco palla alta (ricezione imprecisa, il
palleggiatore deve spostarsi)
¨
zona / :
attacco non efficace (ricezione negativa, il palleggiatore non tocca la palla)