IL MURO
"Il muro è il fondamentale più
difficile da insegnare e da imparare". Questa frase di Bill Neville, un
famosissimo allenatore americano, ci anticipa l’importanza di questo
fondamentale, ma anche tutti i problemi legati al suo corretto apprendimento e
alla sua perfetta esecuzione.
Per prima cosa, cerchiamo di chiarire cos’è
il muro, quando si utilizza e quando fa la sua comparsa nel gioco giovanile.
COS’E’ IL MURO
Il muro è quella azione tecnica con la
quale uno o più giocatori, saltando con le mani aperte il più possibile vicino
a rete, cercano di intercettare la traiettoria della schiacciata avversaria e
rimandare la palla verso l’altro campo. Poiché il muro è l’unico fondamentale
al quale il Regolamento di Gioco permette di "invadere", cioè di entrare
nello spazio aereo del campo avversario, quanto più le mani dei giocatori a
muro saranno entrate nel campo avversario (vicino al punto in cui la palla
viene colpita dallo schiacciatore) e saranno orientate verso il terreno di
gioco (come un "roof", un tetto) tanto più aumenteranno le
possibilità di trasformare il muro da un’azione difensiva in una micidiale arma
offensiva per fare punto.
QUANDO SI UTILIZZA IL MURO
Il muro va eseguito solo quando lo
schiacciatore avversario può eseguire un colpo d’attacco così ficcante e
potente che le possibilità della nostra difesa di poterlo controllare sono
molto limitate, se non nulle. Questa situazione si presenta nel gioco evoluto
in un’altissima percentuale di azioni, ma nel gioco giovanile (ad es.
nell’under 14) questa percentuale si riduce notevolmente, fino a quasi
scomparire nel gioco scolastico o nel minivolley.
QUANDO COMPARE IL MURO NEL GIOCO GIOVANILE
Per quanto detto nelle righe precedenti il
muro inizia ad essere utilizzato dalle squadre giovanili dapprima in qualche
azione, per contrastare schiacciatori particolarmente alti e potenti, messi in
condizione di eseguire il loro colpo di attacco da alzate alte e
sufficientemente precise. Con l’evolversi del gioco, questa situazione (buone
alzate e schiacciatori potenti) si presenterà sempre più spesso e l’esecuzione
del muro diventerà una costante necessità.
Ritengo necessario insistere su questo
concetto tattico di base: tutti i giocatori, giovanissimi ed evoluti, devono
utilizzare il fondamentale/muro solo quando questo sia veramente necessario ed
evitare di eseguirlo tutte le volte che il colpo avversario può essere
agevolmente controllato dalla difesa.
Saltando a muro contro schiacciate
inoffensive o, peggio ancora, quando l’avversario esegue un passaggio in
palleggio o in bagher, le possibilità di intercettare la palla in modo corretto
ed efficace (cioè ottenere un muro/punto) sono molto limitate, è invece
possibile deviare la traiettoria della palla in direzioni non controllabili
dalla difesa o addirittura incorrere in una infrazione (toccare la rete).
Ogni squadra, ad ogni livello, deve
stabilire regole chiare in base alle quali decidere se murare oppure no uno
schiacciatore avversario, a chi spetta tale decisione e con quale sistema di
comunicazione trasmettere le informazioni a tutti i giocatori in campo (uno dei
sistemi più semplici e diffusi è quello di incaricare della decisione il
giocatore che sta davanti allo schiacciatore, il quale comunicherà ai compagni
la scelta di non murare gridando "no muro" e allontanandosi da rete).
TECNICA DEL MURO
In questo primo articolo parleremo solo del
muro a uno da fermo. Tutto quello che concerne gli spostamenti a rete che
precedono il salto e l’unione con altri giocatori per formare muri a due o
addirittura a tre verrà trattato in un secondo articolo.
Per descrivere l’esecuzione del muro,
utilizzeremo la sequenza temporale prima/durante/dopo.
Avremo quindi:
·
posizione di
attesa;
·
salto e
possibile impatto con la palla;
·
ricaduta.
La posizione di attesa corretta vede il
giocatore a muro in piedi, vicino a rete, con le gambe leggermente piegate
(pronte ad ogni movimento) e divaricate come la larghezza delle spalle, le
braccia rivolte verso l’alto, leggermente flesse (il gomito deve, però,
superare il bordo inferiore della rete), le mani aperte e possibilmente già in
tensione, come al momento di impatto con la palla. Lo sguardo è rivolto verso
il campo avversario (e non verso il proprio battitore!) nel tentativo di
prevedere l’attaccante che eseguirà la schiacciata e la direzione più probabile
dell’attacco.
Prima di saltare, il giocatore cercherà di
posizionarsi con il corpo davanti allo schiacciatore avversario, sulla
traiettoria della sua rincorsa (è questa l’opzione tattica più semplice e
diffusa).
Il salto, preceduto da un leggero
caricamento di gambe, parte dall’azione delle braccia, che si distendono
immediatamente verso l’alto: le mani salgono il più possibile vicine a rete e,
appena superato il bordo superiore, "invadono" lo spazio aereo
avversario, orientandosi verso il centro del campo. Da questo orientamento
delle mani dipende gran parte del successo dell’azione di muro, qualora la
palla venga impattata; e gli esercizi di "manualità" rivestono una
grandissima importanza nell’allenamento del muro. L’azione di salto e
orientamento delle mani può essere spiegata 8e allenata) facendo portare ai
giocatori le mani avvolgenti al di sopra di un pallone di pallacanestro
posizionato sulla spalliera.
E’ importante ricordare che, al momento di
impatto con la palla, lo sguardo del giocatore a muro deve essere rivolto verso
la palla (e non verso il campo o altrove) e gli occhi devono restare aperti: i
giocatori principianti vanno progressivamente abituati a vincere la paura del
colpo forte e la reazione istintiva di chiudere gli occhi.
Il salto va eseguito con tempismo perfetto
(timing): la regola più semplice consiglia di saltare un attimo dopo lo
schiacciatore, se l’alzata è alla corretta distanza da rete (50-80 cm.), e
ritardare ulteriormente il momento del salto man mano che la distanza da rete
aumenta. La capacità di scegliere il giusto momento per il salto è un’altra
chiave determinante per eseguire un muro/punto, è un’abilità che si acquisisce
con l’esperienza e non è raro rilevare errori di "timing" anche in giocatori
evoluti.
Succede spesso che la palla passi a lato o
sopra il muro. In questi casi il giocatore non deve assolutamente correggere in
volo la posizione delle braccia e delle mani per cercare di toccare la palla ad
ogni costo: così facendo può incorrere in una serie di errori, ad esempio:
·
toccare e,
peggio, deviare ulteriormente una palla destinata a cadere fuori dal campo;
·
toccare la
rete a causa della perdita di equilibrio durante la fase di volo;
·
togliere la
possibilità di recuperare la palla in difesa ai giocatori che si sono
posizionati in campo per intercettare proprio le traiettorie di schiacciata che
passano sopra o a lato del muro.
Terminata la spinta del salto, inizia la
ricaduta. Anche in questa fase, il movimento inizia dalle braccia, che devono
immediatamente ritrarsi dal campo avversario, portandosi in linea con le spalle
per evitare di toccare la rete; bisogna poi controllare che l’arrivo a terra
sia equilibrato (in modo da non finire in rete o a terra) e, soprattutto, ben
ammortizzato dall’azione coordinata caviglie/ginocchia/anche, in modo tale da
non creare traumi alla schiena.
Nella fase di ricaduta è importante
sottolineare che il giocatore a muro, mentre ritorna a terra, non deve perdere
di vista la palla, ma seguirla con una leggera rotazione del capo. Appena preso
contatto con il terreno, deve girarsi con tutto il corpo verso il proprio
campo, in modo da essere pronto ad intervenire immediatamente sul secondo o
terzo tocco dell’azione. L’errore di ricadere e restare troppo tempo orientati,
a volte anche con lo sguardo, verso il campo avversario, mentre l’azione si
svolge dietro alle proprie spalle, è molto diffuso tra i principianti e va
immediatamente corretto con esercizi specifici.
ERRORI PIU’ COMUNI
Alcuni errori sono già stati individuati
parlando della fase di salto. Vediamone altri:
·
preparazione
"distratta": guardare il proprio battitore o altrove, invece di
osservare cosa succede nel campo avversario o in posizione errata (braccia
basse, mani rilassate, gambe non pronte);
·
salto distante
da rete o scomposto: la palla, se impattata, si infila tra la rete ed il
giocatore a muro o prende direzioni non volute, diventando difficilmente
controllabile;
·
posizioni
errate delle mani: troppo distanti tra loro (il pallone passa in mezzo), troppo
vicine o sovrapposte (scarse possibilità di intercettare la palla), dita chiuse
o "molli" (impossibile indirizzare il rimbalzo verso il campo
avversario);
·
tempo di
salto sbagliato: in anticipo (si ritorna a terra quando la palla sta passando
sulla rete o, toccandola, si infila tra le mani e la rete o prende direzioni
non volute) o in ritardo (al momento del salto la palla è già passata o,
toccandola, si impenna verso l’alto);
·
posizione di
salto sbagliata rispetto allo schiacciatore: le mani del muro non "chiudono"
all’attaccante avversario la direzione più probabile, permettendogli di colpire
il nostro campo con grande facilità;
·
ricaduta non
controllata e conseguenti "invasioni" a rete (soprattutto nel
ritrarre in ritardo le mani dal campo avversario).
COME IMPARARE IL MURO
Proponiamo ora una serie di esercizi tra i
più diffusi per apprendere e migliorare il muro: ai lettori il compito di
trovare le infinite varianti, partendo dagli esercizi/base.
·
Salti a muro
lontani da rete (concentrandosi sulla posizione di attesa e sull’esecuzione
corretta di salto e ricaduta, evitare salti alla massima altezza).
·
Esercizi di
"confidenza" con la rete (ad es., a coppie, saltare e passarsi la
palla sopra la rete).
·
Salti a muro
a rete senza palla.
·
Salti a muro
a rete, iniziando ad intercettare palloni lanciati in modo semplice dal
compagno o dall’allenatore:
·
Muro contro
attacchi eseguiti dai compagni con autoalzata (come nella battuta in salto)
·
Esercizi per
la manualità: ad es. murare stando in piedi su una panca o con la rete
abbassata.
·
Muro contro
schiacciate vere e proprie (anche in forma competitiva).
·
Esercizi
"completi" dove il muro è eseguito anche in relazione alla difesa e
al contrattacco.