La pallavolo rientra fra i più tipici esempi di "sport di situazione": con questa espressione si intende che ogni fondamentale viene eseguito in condizioni diverse e variabili, dipendenti non solo dalle proprie capacità tecniche e dalle proprie prerogative biologiche, ma anche dalle difficoltà proposte dall’avversario. Il muro, tra i fondamentali della pallavolo, è quello che forse meglio rispecchia l’idea appena esposta, perché è legato in modo inscindibile con il gioco d’attacco della squadra che si fronteggia. La presenza della rete, e quindi l’assenza di contatto fisico nel volley, rende ancora più imprevedibile la concreta esecuzione dell’attacco, attuato con un elevatissimo numero di variabili, specie nelle partite di alto livello:
Nel momento di gestione della palla, l’avversario è del tutto libero di costruire l’attacco a proprio piacimento, senza patire interferenze nella sua esecuzione, ma subendo soltanto un’opposizione successiva tramite il muro e la difesa.
Il muro risulta quindi, anche cronologicamente, la prima tutela contro l’attacco avversario, perciò richiede una cura particolare dell’aspetto tecnico-tattico e di quello dell’attenzione. Questo fattore è importante perché permette di prevedere e anticipare quanto sta per verificarsi al di là della rete. A livello giovanile, il primo obiettivo deve essere quello di creare nell’atleta un’abitudine a posizionarsi correttamente vicino alla rete. Via via è quindi possibile lavorare su alcuni concetti cardine:
convincere il giocatore a murare sempre, perché questo da comunque un contributo e fornisce un punto di riferimento per la difesa;
far si che ogni giocatore a muro pensi per conto proprio;
chiarire sempre la necessità della massima disciplina in questo fondamentale.
L’allenamento del muro non deve riprodurre soltanto tutte le possibili evenienze che si potrebbero verificare nel momento agonistico.
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Last update: 02/apr/2000