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IL MURO |
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Muro in
Lettura (Read Block)
L’evoluzione più indicativa
che la tattica d’attacco ha avuto negli ultimi tempi è il terzo tempo spinto.
Si tratta della più bassa alzata possibile verso le bande, che la bravura
combinata d’alzatore e schiacciatore possono costruttivamente porre in essere,
salvaguardando i principi base dell’efficienza in attacco che sono:
¨ Possibilità per lo
schiacciatore di colpire la palla alla massima altezza consentitagli dalla sua
struttura fisica e dalla sua tecnica. Un’alzata che lo obblighi a colpire più
basso diventa controproducente (è meglio colpire alto contro muro a due che
basso contro muro ad uno);
¨ In relazione al punto
precedente ne consegue che un attaccante deve poter battere tranquillamente un
muro ad uno, piazzato davanti a lui, utilizzando le traiettorie che gli
consentano ciò.
Il “terzo tempo spinto” ha
l’indubbio vantaggio di impedire la normale formazione di un muro a due, perciò
se la capacità di eseguire la traiettoria spinta è patrimonio dei nostri alzatori,
si può cominciare questo tipo d’esperienza tattica che avrà certamente utili
sviluppi nel futuro prossimo. Attenzione però perchè questo rappresenta il
punto d’arrivo di un lungo processo d’apprendimento e quindi non si può
insegnare alle squadre giovanili.
Per fronteggiare l’alzata
spinta dobbiamo variare la tattica di muro.
Per affrontare
comprensibilmente quest’argomento è necessario che passiamo in rassegna le
principali tattiche in uso onde facilitare la comprensione del problema.
Premettiamo che il gergo e la simbologia usata sono la traduzione di quelle
indicate nei suoi manuali dalla FIVB:
¨ (R) muro in lettura (Read
Block) usato solo in presenza del primo tempo avversario;
¨ (O) muro in opzione (Option
Block) usato solo per murare in primo tempo;
¨ (N) muro normale, usato per
murare secondo e terzo tempo;
¨ (LB) giocatore a muro sul
posto 4 (Left Blocker);
¨ (MB) giocatore a muro sul
posto 3 (Middle Blocker);
¨ (RB) giocatore a muro sul
posto 2 (Right Blocker);
¨ ASSIST BLOCK - LB o RB in
lettura ed accentrati per partecipare insieme a MB al muro sul primo tempo
avversario.
ESEMPI
(fig.1) LB è in posizione di
Assist Block o, se si vuole, d’assistenza al primo tempo. Dobbiamo altresì
precisare che il muro in lettura (R) serve per leggere il primo tempo avversario,
o anche, se vi pare, per leggere l’alzatore. Individuare cioè visivamente
l’alzata veloce andando a porre le mani sopra la rete in posizione idonea al
rimbalzo
vincente. E’ un compito
molto difficile, che necessita soprattutto di un movimento semplice. Tale gesto
è tecnicamente rappresentato in fig.2.
Si noti la posizione
d’attesa “alta”, cioè con le braccia già “alzate” quindi vicine all’obiettivo,
e l’angolazione del ginocchio elevata (circa 130°). Individuato il pericolo
primo tempo, senza alcun movimento verso il basso, il giocatore spinge
direttamente in alto cercando di arrivare prima del passaggio del pallone.
Questa tecnica permette di essere sempre con i piedi a terra fino a che non si
è capito dove il regista indirizza l’alzata. Quindi in teoria pronti a saltare
sul primo tempo come ad aspettare un secondo tempo o a raddoppiare sul terzo
tempo. A questi vantaggi si contrappone un’effettiva difficoltà ad essere
vincenti sul primo tempo, soprattutto se ben eseguito. Per aumentare le probabilità
di successo spesso si usa l’assistenza di un compagno vicino che, per svolgere
bene il compito di Assist Block, deve stare accentrato scoprendo così la zona
di attacco che gli compete (fig.3). Egli mettendo le mani accanto a quelle di
MB aumenterà la superficie chiusa al passaggio del primo tempo.
Il posizionamento di LB in
Assist Block è consentito dal tipo di alzata relativamente alta che l’alzatore
effettuerà sul posto due, tale cioè da consentire un recupero di LB nella
posizione. I terzi tempi alti consentono questo rafforzamento centrale ed il
successivo recupero all’esterno.
Identico ragionamento si può
fare nel caso in cui il primo tempo sia distante dall’alzatore: la classica
veloce tesa (fig.4).
Così descritte, alcune
situazioni sembrano favorire il muro sul primo tempo avversario. Onde evitare
ciò si è pensato di abbassare le alzate di terzo tempo, in modo da rendere
praticamente impossibile il recupero nella posizione larga da parte dell’Assist
Block. L’unico modo per diventare parzialmente efficienti a muro contro le
alzate spinte, è quello di aspettare larghi e piazzarsi davanti all’attaccante
(fig.5).
Bisogna altresì sperare che
le difficoltà di esecuzione di questo particolare tipo di attacco inducano lo
schiacciatore avversario a qualche incertezza, rendendo la nostra difesa,
ancorché limitata nelle persone
posizionate a muro, ugualmente positiva. Con quest’accorgimento tecnico
l’alzatore, gestore della tattica di attacco, ottiene lo scopo di far allargare
il muro avversario aprendosi così la strada a soluzioni di secondi tempi
improvvisi, al centro, o attacchi centrali dalla seconda linea (fig.6).
Muro in Opzione (Option Block)
Nelle righe precedenti
abbiamo trattato quella che è la principale tattica di muro; la Lettura (Read
Block) simboleggiata dalla lettera “R”. L’applicazione di una qualsiasi tattica
deve obbedire alla cosiddetta “legge delle probabilità”. Si applica il muro in
lettura se probabilmente l’avversario non giocherà in primo tempo, o, se lo
farà, non sarà così ben eseguito da diventare imprendibile per la nostra difesa
a terra o toccabile dal nostro muro “R in lettura”. Quando la probabilità che
il primo tempo sia effettuato è elevata, la lettura diventa una tattica troppo
rischiosa e spesso inadeguata a fermare questo tipo di attacco. Se poi
l’avversario riesce a colpire con i giusti parametri che qualificano il gesto
d’attacco (tempo anticipato nella maniera corretta e altezza di colpo elevata)
la necessità di opporsi con mezzi adeguati è imprescindibile.
I mezzi tecnici diventano,
in questi casi, le opzioni: trattasi di un tipo di tecnica che consente di
raggiungere altezze e posizionamenti di mani adeguati al colpo avversario.
Bisogna cioè saltare al
massimo e contemporaneamente all’attaccante di primo tempo. La tecnica “O”
(fig.7) è diversa dalla “R” (fig.8) sostanzialmente perchè sfrutta al massimo
le potenzialità fisiche, consentendo il contromovimento.
Il baricentro verrà
dapprima velocemente abbassato e poi,
altrettanto rapidamente, rialzato nella totale estensione del corpo in
elevazione. Facciamo altresì notare che le braccia devono essere abbassate
nella fase di raccolta prima di estendersi, al di sopra della rete, nella
ricerca della zona di maggiore probabilità di passaggio della palla. Nel salto in opzione non ci sarà più la
fase di valutazione del tipo di alzata che il palleggiatore avversario va ad
effettuare e poi la reazione del muro, tipico aspetto della tattica di lettura,
ma l’alzatore sarà trascurato per concentrarsi esclusivamente sull’attaccante
di primo tempo saltando contemporaneamente a lui. Se l’alzatore sceglierà un diverso tipo di alzata, il
nostro muro in opzione si rivelerà una tattica sbagliata impedendo allo stesso
giocatore di contrastare l’avversario in altra zona di rete. Questo però, come
si sol dire, fa parte del gioco e non bisogna rammaricarsene.
Distinguiamo tre tipi di
tattiche ad opzione:
¨ Opzione 4
¨ Opzione 3
¨ Opzione 2
A seconda di chi, posto 4, 3
o 2, effettua il muro sul primo tempo.
Cerchiamo di capire il
concetto con degli esempi:
Opzione 4
(fig.9) Le probabilità di
attacco ad incrocio: LB salta in opzione sul primo tempo di posto tre, ed
essendo a muro in posto quattro la tattica si denominerà opzione 4
(sintetizzata in O4). MB, in lettura (R) funge in questo caso da assist block
per LB ed aspetta sia l’incrocio di posto due che l’alzata spinta in posto
quattro.
(fig.10) Un altro esempio di
“O4” è il seguente:
si tratta di un’applicazione
dell’opzione 4 che, sempre in ossequio alla legge delle probabilità, esclude l’attacco
dalla seconda linea di posto uno. Questo tipo di scelta nasconde il pericolo di
lasciare un’attaccante avversario completamente senza muro. E’ questo un
rischio che la grande efficienza altrui a volte ci obbliga a correre per
rinforzare la difesa sulle soluzioni più probabili. E’ la stessa filosofia del
portiere di calcio che, nell’accingersi a parare un calcio di rigore, sceglie
di privilegiare un lato della sua porta anzichè aspettare di vedere (per noi
leggere) dove sarà indirizzato il tiro.
Opzione 3
(fig.11) L’attacco
avversario fa questo sviluppo:
Appartiene alla serie
“larga” e, non presentando particolari deficienze, ci obbliga a stare larghi a
muro e ad opzionare al posto tre.
La stessa tattica applicata
alla combinazione denominata incrocio inverso (fig.12). Sempre il posto tre
opziona il primo tempo del posto due avversario.
Opzione 2
(fig.13) Si applica
generalmente quando il primo tempo è una palla tesa.
RB opziona il giocatore di posto tre in tesa, MB in assist block,
aspetta il giocatore di posto quattro o va a raddoppiare con LB sul posto due.
Muro Sovrapposto (Start Block)
Proseguendo l’analisi delle
tattiche di muro, incontriamo, le ultime due situazioni normalmente in uso. Il
muro sovrapposto, che molti in Italia conoscono anche con il gergo di
scacchiera, appartiene alla famiglia Commit, cioè di quelle tattiche che
assegnano un compito preciso al presidio del primo tempo avversario. A
differenza però delle varie opzioni descritte nelle pagine precedenti, lo
“Start Block” è usato quando non si è in grado di prevedere con buona
probabilità di successo, che tipo di sviluppo avrà l’alzata di secondo tempo.
Se cioè sarà servita verso
la zona tre o verso la zona due (fig.14).
In questo caso l’adozione di
un muro sovrapposto può contribuire a risolvere il problema mentale di quale
scelta fare. La fig.15 mostra il
giocatore A in opzione sul primo tempo ed il giocatore B (che chiamiamo in
gergo POST) dietro, e quindi sovrapposto al giocatore A. La tecnica individuale
da adottare è per ambedue i giocatori quella a braccia basse ed angolatura al
ginocchio libera. Per il giocatore in opzione l’attenzione sarà tutta rivolta
allo schiacciatore di primo tempo, saltando quindi contemporaneamente a
lui. Il POST osserverà invece il
palleggiatore eseguire l’alzata e posizionarsi di fronte allo schiacciatore
chiamato in attacco, cercando di spostarsi il più velocemente possibile. Il muro sovrapposto non è solo usato per
opporsi ad una classica combinazione d’attacco composta da un primo ed un
secondo tempo, ma spesso è scelta quando, oltre al primo tempo, ci sono due o
tre terzi tempi equivalenti.
Ciò detto è necessario fare
alcune considerazioni sullo “Start Block”. A nostro parere è questa una tattica
di muro che da pochi risultati sul piano pratico. Risolve molti problemi
mentali perchè non impone scelte a rischio, cioè che comportino un eventuale
attacco avversario senza muro se si è sbagliata la valutazione. Sulla carta,
ogni attacco avversario è presidiato da uno o due giocatori a muro è quindi è
un sistema facile da comprendere. In pratica però il percorso lungo che il
giocatore in POST è costretto a fare, ne rivela abbondantemente i limiti. E’
quindi nostro convincimento che il “sovrapposto” funziona solo se la strada che
deve fare il POST è breve, e quindi solo in caso di muro contro una
combinazione di secondi tempi equivalenti in fatto di probabilità di
svolgimento.
Muro Sovraccarico (Over Load)
L’ultima tattica di muro che
descriviamo è quella chiamata “sovraccarico” (over load). E’, in fondo, la più semplice ed anche
la più vecchia delle tattiche da noi descritte. Basa il suo motivo di esistere
nel fatto che si dispongono due giocatori a murare un attaccante avversario, si
sovraccarica quindi uno schiacciatore sia esso di primo, secondo o terzo tempo.
E’ una tattica da usare
quando le probabilità di attuazione di una soluzione, da parte dell’avversario,
sono altissime. Non importa, ovviamente, che tipo di attacco sarà portato, in
quanto il raddoppio nel muro può essere fatto su un qualsiasi schiacciatore.
Possiamo inoltre affermare che, a volte, ha funzione di scoraggiare l’alzata
verso lo schiacciatore più forte, invitando ad alzare al più debole avversario.
In casi di particolare
abilità di qualche giocatore a muro, è usato il sovraccarico per lasciare da
sola la persona che si esprime meglio se lasciata libera di scegliere la
tattica più opportuna, più ingannevole per l’attaccante avversario, anzichè
disciplinarla in un muro a due.
Ecco alcuni esempi di
sovraccarico:
¨ (fig.16) E’ il caso di
probabilità d’attacco del giocatore di posto quattro.
¨ (fig.17) Si trascura
l’attaccante di posto due per preferire il muro sul primo tempo avversario.
Muro di Gruppo
C’è nella difesa a terra un
principio filosofico che educa gli atleti ad andare a toccare tutti i palloni
cercando ovviamente di trasformare questi tocchi in palloni giocabili per i
compagni. La giusta mentalità difensiva è quindi quella di toccare tutte le
palle! Alcuni pensano che lo stesso atteggiamento debba essere applicato anche
al muro, privilegiando il lavoro di braccia rispetto a quello degli arti
inferiori. E’ vero che il muro si fa con le mani e a ciò va data un’enorme
importanza, ma dobbiamo pensare che le mani vanno poste in posizione di
rimbalzo ideale sempre, avendo come costante obiettivo di far cadere la palla
nel campo avversario e null’altro. Per ottenere ciò è necessario dapprima
eseguire un veloce spostamento di gambe (con uno o due passi accostati o
incrociati) nella direzione dell’alzata, e poi cosa fondamentale per la
riuscita del muro, verticalizzare il salto, ricadendo dove si è staccato da
terra. Scivolamenti aerei durante l’esecuzione del fondamentale impediscono un
perfetto posizionamento, oltre la rete, delle mani, anche se c’è una buona
coordinazione tra i componenti del muro di gruppo e la chiusura della direzione
voluta, spesso rendono vani gli interventi difensivi perchè si rimbalza la
palla in maniera negativa per la propria squadra.
La maggior parte delle volte
che il salto non è corretto o il giocatore cerca comunque la palla anche a
costo di offrire le mani ad un rimbalzo favorevole all’attaccante, si dice che
il muro “fa danni”.
Nella pallavolo un
“muratore” debole o scorretto rischia di trasformare uno schiacciatore scarso
in un grande attaccante. Esistono alcuni giocatori che sono più a disagio ad
attaccare senza muro piuttosto che con avversari che lo contrastino.
Il compito principale dei
giocatori a muro è quello di togliere all’avversario le traiettorie facili, che
di solito sono quelle dirette verso il centro del campo, inducendo a scegliere
soluzioni più rischiose e difficili da eseguire quali quelle vicino alle linee
laterali o molto diagonali. Zone nelle quali si piazza sempre un difensore, ma
che a volte sono mancate dall’attaccante che incorre quindi in errori (fig.18).
Il muro deve limitarsi a
chiudere bene una zona disponendosi sempre in posizione tale che, se colpito,
rimbalzi nel campo avversario e basta. Le altre zone di campo vanno presidiate
dalla difesa che deve poter svolgere il suo compito senza frustrazioni
derivanti dal fatto che non arrivano mai palloni dietro in quanto il muro, con
la pretesa di toccare tutto, fa danni: gioca per aiutare l’avversario!
In questo errore possono
incorrere sia il giocatore esterno sia il centrale.
In fig.19 è il muro di posto
due che, intuendo una direzione parallela dell’attacco, gira le mani verso
l’esterno regalando all’avversario una palla che, forse, sarebbe terminata
fuori campo o sarebbe stata difesa.
Nella fig.20 c’è un centrale
in ritardo e staccato dal posto due che cerca di avvicinare le mani a quelle
del compagno andando fuori posizionamento e favorendo quindi, anche qui, un
cattivo rimbalzo. In questo secondo caso, se ci si accorge di essere in
ritardo, è meglio raddrizzare il salto facendo muro aperto e mettendosi in
posizione di rimbalzo ideale (fig.21).
Il Muro Passivo (Soft Block)
Con questo termine
intendiamo l’intenzionale posizionamento delle mani orientate in modo tale da
rimbalzare la palla non verso il campo avversario ma all’indietro, mettendo
quindi i propri compagni in condizione
di rigiocare il contrattacco. Si rinuncia così, consapevolmente, a chiudere
l’azione con un rimbalzo vincente per cercare un non facile contrattacco. Detto
così si evince che di solito non ne vale la pena.
Già il controllo
dell’attacco avversario è problematico: le probabilità di essere positivi nel
contrattacco di terzo tempo non superano il 50%. Ne consegue che non si può mai
rinunciare a mettere le mani in modo tale da rimbalzare la palla direttamente
nel campo avversario. C’è un solo caso in cui il soft block a ragione di
essere.
Se si gioca contro una
squadra molto forte in difesa e quindi molto efficace nella copertura del
proprio attaccante, tanto da vanificare troppo spesso i nostri muri positivi, è
opportuno impossessarsi noi della palla per tentare di risolvere noi la
situazione con il nostro attacco.
E’ il caso di quando si
affronta, ad esempio, una squadra asiatica. I giapponesi, forti in copertura
d'attacco e in attacco, sono in grado di essere vincenti in due o tre
tentativi. Se però devono
fronteggiare loro l’attacco avversario rivelano grossi limiti a muro. E’ quindi una soluzione razionale
cercare, attraverso il muro passivo, di dominare noi il contrattacco.
E’ questo l’unico caso che
abbisogni di soluzione speciale come il soft block.
C’è un’altra situazione che
è spesso identica, ed è il muro in lettura. Si osservi che molte volte il
rimbalzo derivante dalla lettura, è diretto all’indietro, questo ci trae in inganno. In realtà non è una situazione voluta e
cercata con apposita tecnica, ma la conseguenza del fisiologico ritardo con cui
spesso il muro in lettura si mette in azione, e quindi le mani non hanno ancora
raggiunto il posizionamento ideale per rimbalzare nel campo avversario.
Situazioni analoghe si possono verificare in altri tipi di muro ma in tutti i
casi si tratta di ritardi o casualità. Solo nel caso descritto prima vale la
pena di orientare diversamente le mani per favorire il muro passivo.
Muro di Gruppo – Guida Esterna
Immaginiamo lo spazio aereo,
al di sopra della rete nel quale dovrà passare la palla, diviso in tre zone,
ciascuna di esse larga come le mani aperte del singolo giocatore a muro.
(fig.22) E’ questo il caso
di un attacco in terzo tempo da parte dell’avversario che permetta il formarsi
di un muro a tre; situazione che
lascerebbe libera solo la diagonale stretta, peraltro difficile da colpire.
Nella maggior parte dei casi però, la formazione di un corretto muro a tre non
è possibile o non è opportuna.
Ci troviamo quindi nella
situazione di dover coprire tre spazi aerei con solo due persone e perciò nella
necessità di fare delle scelte di opportunità. Stabilito che gli spazi da
occupare sono uno, due e tre, il principio che il centro del campo è la fascia
più importante da coprire, la difesa si occuperà del lato esterno (fig.23).
Soluzione, questa, adottata
spesso nei settori giovanili.
Se succede che questa
impostazione non si rivela efficace, ad esempio perchè la parallela diventa la
zona più colpita dall’attacco avversario con risultati positivi, balza evidente
la necessità di adeguare la difesa alla nuova situazione. Poichè il muro è la
più importante difensiva, dovrà andare ad occupare questa zona con adattamento
del difensore, susseguente ad una comunicazione visiva del giocatore di posto
due.
(fig.24) In questo caso MB
andrà ad occupare l’area 2 per chiudere il muro e la zona difensiva si
adatterà, ad esempio, come in figura.
Se l’attaccante avversario
troverà spazio sulla diagonale senza opposizione efficace da parte della difesa
a terra, si dovrà ricorrere nuovamente ad una modifica dell’assetto del muro.
(fig.25) Tenendo fisso Rb
nell’area 1 copriremo l’area 3 con MB liberando quindi, volutamente, l’area 2.
Il posto sei deve essere a conoscenza delle intenzioni di MB e prepararsi a
difendere la sua zona facendo un passo avanti.
Data l’evidente facilità di
passaggio nell’area 2 da parte dell’attaccante avversario, questa soluzione va
adottata poche volte e solo se costituisce sorpresa per l’avversario che quindi
non si prepara a sfruttarla. Per evitare di esporsi alla visione di questa
soluzione, si può adottare la medesima con il solo spostamento delle braccia
nell’area 3, mettendo però il corpo nell’area 2 (fig.26), o anche la sola mano
sinistra nell’area 3 e tenendo la destra vicino alle mani del posto due (fig.27).
Spesso l’attaccante rimane
ingannato dalla posizione del corpo e non percepisce lo spostamento delle mani
a protezione dell’area 3.
Anche in questo caso la correlazione
con il posto sei razionalizza lo schema.
Le situazioni appena
descritte appartengono alla tattica di muro a guida “ESTERNA”, dove il
giocatore di posto due o di posto quattro fa da “pilone” nell’area vicina alla
banda laterale e la strategia è mossa dal centrale con variabili a sua
scelta. E’ questo il caso
più frequente e deve avere lo stratega appunto sul centro della rete. Ci sono però dei casi in cui i giocatori
tatticamente più bravi a muro devono sistemarsi nelle zone esterne perchè
attaccanti particolarmente abili richiedono la loro presenza in quelle aree.
Muro di Gruppo – Guida Interna
Il principio ispiratore di
questa tattica è esattamente l’opposto del precedente.
Il “pilone” diventerà il
giocatore di posto tre che andrà ad occupare stabilmente l’area 3. Lo stratega,
in posizione due, deciderà in base a sue valutazioni tattiche se occupare
l’area 1 o la 2 coordinandosi con i difensori.
(fig.28) E’ questo il caso
in cui sia lasciata libera l’area 1.
Ma anche in questa
situazione il giocatore di posto due può tentare di ingannare l’avversario
piazzando il corpo nell’area 1 e spostando ambedue le mani (o una sola)
nell’area 2 come in fig.29 e 30.
E’ questa secondo noi una
soluzione tattica molto interessante.
Ci siamo a lungo soffermati
sulla situazione di muro di gruppo, sulle tattiche che si possono attuare al
fine di dare imprevedibilità al posizionamento delle mani. Una delle situazioni
che più ha suscitato discussione e interesse è stata l’accennata possibilità, da
parte del muro, di frenare solo la velocità della palla per poterla rigiocare
in contrattacco. Il cosiddetto “muro passivo” (soft block). Un altro caso in
cui il muro passivo ha ragione di esistere, è quando il giocatore centrale si
trova in ritardo nel raddoppio a destra o a sinistra e vuole raddrizzare il
salto (fig.31) lasciando un’apertura nel muro.
In questo caso potrà
flettere i polsi all’indietro tentando di ottenere un rimbalzo favorevole ai
compagni di squadra invece di rischiare un rimbalzo verso l’esterno del campo
(fig.32).
Nelle pagine precedenti ci
siamo espressi positivamente nei riguardi del caso di fig.31, però si deve
ammettere che se l'avversario è abile nello sfruttare il corridoio centrale, la
difesa aerea, cioè il muro, ha l'obbligo di reagire alla situazione negativa
anche ricorrendo alla tecnica illustrata in fig.32.
Capire lo Schiacciatore
Nella pallavolo di alto
livello è difficile intuire le intenzioni di un attaccante. Gli schiacciatori
non rivelano, se non all’ultimo momento, proprio prima del contatto con la
palla. Ciò nonostante diamo alcuni
suggerimenti per aiutare il muro ad anticipare le traiettorie dell’attaccante.
1.
Se
la palla si trova esterna alla spalla di schiacciata, l’attacco avverrà
probabilmente in diagonale (fig.33). Ciò è particolarmente accentuato in un
giocatore che attacca “di mano” da posto quattro. Sempre valutando un giocatore
destro esterno, se la palla è oltre la linea mediana del corpo, accanto alla
spalla che normalmente non schiaccia, il colpo avverrà in parallela (fig.34).
2.
Un
giocatore poco esperto, con rincorsa perpendicolare alla rete, schiaccerà in
parallela. Viceversa con rincorsa dall’esterno all’interno attaccherà in
diagonale.
3.
Alzate
spinte e veloci sono prevalentemente attaccate in diagonale da giocatori
giovani e poco esperti.
4.
Alzate
staccate (sui due metri) sono più spesso attaccate in diagonale
5.
A
volte, dopo aver iniziato la rincorsa, il giocatore rivela le proprie
intenzioni volgendo lo sguardo verso il suo obiettivo.
6.
Uno
schiacciatore principiante con un’alzata imprecisa non deve mai essere murato.
A livello giovanile una squadra dovrebbe imparare ad essere molto selettiva nel
fare o non fare muro. Ad un livello più basso è meglio non eseguire il muro del
tutto.
Muro a Uno
Nascono spesso discussioni
su quale filosofia debba informare l’atteggiamento del giocatore rimasto solo a
muro contro un’attaccante avversario. Alcuni affermano che questo giocatore
debba limitarsi a coprire una zona, precedentemente concordata con la difesa, e
non modificare il perfetto assetto delle mani in volo.
Le fig. 35 e 36 illustrano
due casi di zona tenuta dal muro a uno, in un caso più verso la parallela, nel
secondo verso la diagonale.
Una seconda corrente di
pensiero considera questa situazione troppo favorevole all’attaccante, che
prendendo riferimento su un muro fisso potrà facilmente superarlo.
Quindi si suggerisce al
giocatore rimasto solo a muro di tenere un atteggiamento tattico più
imprevedibile come ad esempio:
1.
Aprire
le mani all’ultimo momento.
2.
Non
saltare verticalmente, ma obliquamente, confondendo l’immagine visiva
all’avversario che si troverà la direzione diagonale chiusa all’ultimo istante
(fig.37).
Noi propendiamo per la
seconda ipotesi, perchè contro buoni schiacciatori, deve essere il muro a
frenare in qualche modo la traiettoria d’attacco: la sola difesa non è
sufficiente.
Un discorso analogo si può
fare per il muro a uno sul primo tempo.
Facciamo un esempio di
collaborazione muro difesa:
(fig.38) In questo caso il
giocatore a muro chiuderà la zona cinque ponendosi sulla traiettoria della
rincorsa. Il posto sei collaborerà con lui difendendo la diagonale verso il
posto uno. Oppure seguendo la filosofia più “anarchica”, il giocatore di muro
sceglierà in totale libertà di guardare la situazione sopra la rete, e di
chiudere all’ultimo istante la direzione effettivamente utilizzata
dall’attaccante. In questo caso la collaborazione con il giocatore di posto sei
verrà a mancare, ma l’efficacia della difesa ne trarrà, secondo noi,
giovamento.
Conclusioni
Queste note sono rivolte ai
tecnici ed agli addetti ai lavori in genere quindi è opportuno cercare di
approfondire anche i minimi dettagli di un argomento piuttosto che parlare
superficialmente di tutto un pò.
Parliamo di cambiamenti di
posizione nell’ambito dello schema.
Gli americani degli anni
’80, veri maestri di tattica e di filosofia di muro, concepivano come
fondamentale il posizionare il migliore giocatore di muro laddove probabilmente
sarebbe arrivato l’attacco avversario. Ecco quindi il centrale (solitamente
molto bravo a muro) trovare spesso posizionamento in posto due o quattro, di
conseguenza uno schiacciatore dovrà posizionarsi in posto tre. E’ questa una
situazione che in teoria funziona, ma che pecca grandemente di prevedibilità.
Suggerisce all’alzatore
avversario quale soluzione noi abbiamo deciso di privilegiare. C’è poi da considerare che spesso giocatori
non specializzati non eseguono bene i movimenti tipici di un altro ruolo.
Ad esempio, uno
schiacciatore di posto quattro non sempre riesce a raddoppiare e chiudere bene
il muro partendo dal posto tre. Un altro problema è l’eventuale contrattacco,
che può trovare giocatori meno adatti a concludere positivamente l’azione
stessa.
A nostro avviso è meglio
limitare al massimo i cambiamenti di posizione sotto rete. Solo situazioni negative che si ripetono
con grande frequenza possono consigliare di cambiare il posizionamento di
qualche uomo per tentare di arginare una situazione al limite della
disperazione. Per i motivi sopracitati
troviamo non utile specializzare alcuni uomini a murare solo in opzione
o altri ad eseguire solo la lettura per poterli usare all’occorrenza.
Ad esempio: una squadra che
schiera uno schiacciatore in posto tre significa opzione, mentre se schiera il
centrale (sempre in posto tre) significa lettura. Come abbiamo già accennato, e
per i motivi di prevedibilità che questo comporta, è molto meglio, secondo noi,
allenare il centrale a trasformare, all’ultimo istante, la lettura in opzione
piuttosto che cambiare posto allo schiacciatore e dovergli così perfezionare i
movimenti di raddoppio del muro nel caso, molto frequente, di ricezione
avversaria non buona e quindi necessità per lui di trasformarsi in centrale
puro.
Tanto peggio se si vuole
“nascondere” il giocatore debole a muro mandandolo a posto tre in opzione sul
primo tempo anche se poco probabile. Concentriamoci molto sulla tecnica
individuale affinchè raggiunga livelli elevati di efficienza, poi anche il cosi
detto “debole” potrà essere positivo per la squadra.
A questo proposito riferiamo
la nostra esperienza quando ci troviamo a gestire una situazione di un
giocatore basso e quindi considerato da chiunque debole a muro. Innanzi tutto
siamo contrari ai tentativi di confondere le idee all’avversario eseguendo
spostamenti da posto due a posto quattro (o viceversa) molto ritardati
nell’esecuzione, tali quindi da farci rischiare muri non precisi nel
posizionamento e nell’esattezza di salto. Siamo favorevoli al posizionare il
“basso” o il “debole” sull’attacco avversario meno probabile o sulla seconda
linea, purchè fatto in maniera da consentire l’uso di una perfetta tecnica
individuale. Entriamo piuttosto nella mentalità che ciò che sembra debole per
noi può trasformarsi in forza nel momento in cui l’avversario, per colpirci
sulla nostra presunta debolezza, è costretto a dare prevedibilità ai suoi attacchi e alle direzioni dei suoi
colpi.
Alcune stagioni orsono
avevamo applicato lo schema difensivo denominato “Fefè” in onore di De Giorgi,
presunto punto debole della squadra. Lo schema partiva dal presupposto che
l’attacco avversario fosse portato dalla sua parte e girato in parallela nel
tentativo di passare sopra di lui.
A Fefè si domandava soltanto
di saltare verticalmente e posizionare le mani alte ed in perfetta posizione di
rimbalzo. Al resto dovevano pensare i difensori e, talvolta, l’attaccante
avversario, nel tentativo di schiacciare sopra il muro non trovava il campo,
fallendo così il suo tentativo.
(fig.39) Come si noterà lo
schema prevede il potenziamento della difesa in parallela con l’adozione di un
raddoppio dell’area di probabile arrivo della palla. A questi due difensori
toglievamo il fastidio del recupero del pallonetto, affidando tale compito al
terzo giocatore di rete e destinando la difesa dell’improbabile diagonale al
solo posto cinque.
Le uniche difficoltà
incontrate nell’applicazione di questo schema sono venute dallo stesso Fefè De
Giorgi, inizialmente poco convinto di essere addirittura un vantaggio per la
squadra se riusciva ad essere un perfetto esecutore d’un pezzettino di schema,
anzichè fuggire dal muro complicando maledettamente ogni forma di
organizzazione difensiva a causa del ritardato ed impreciso posizionamento dei
giocatori sotto rete.
Silvano Prandi
2
3 4
LB MB RB |
|
FIG.2 |
FIG.1 |
|
130° |
2 3 4 2
3 4
LB
MB RB |
|
LB MB RB |
||||||||||||||||||||||||||||
FIG.3 |
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FIG.4 |
6
4 2
3 4
A
RB |
|
LB MB RB |
FIG.5 |
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FIG.6
|
FIG.7 “O” 90° |
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FIG.8 “R” 130° |
2 3 4 1 3 4
LB MB RB (O) (R)
|
|
LB MB RB
(O) (R) |
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FIG.9 |
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FIG.10 |
2 3 4 2 3 4
LB MB RB (O)
|
|
LB MB RB
(R) (O) |
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FIG.11 |
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FIG.12 |
2 3 4
2 3
LB
MB RB (R) (O) |
|
A |
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FIG.13 |
|
FIG.14 |
2 3 4
A B |
|
|
FIG.15 |
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FIG.16 |
2 3 4
|
|
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FIG.17 |
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FIG.18 |
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|
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FIG.19 |
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FIG.20 |
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3 2 1 |
FIG.21 |
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FIG.22 |
3 2
1 |
|
3 2 1 |
FIG.23 |
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FIG.24 |
3 2 1 |
|
3 2 1 |
FIG.25 |
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FIG.26 |
3 2 1 |
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3 2 1 |
FIG.27 |
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FIG.28 |
3 2 1 |
|
3 2 1 |
FIG.29 |
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FIG.30 |
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||||||||||
FIG.31 |
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FIG.32 |
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FIG.33 |
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FIG.34 |
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FIG.35 |
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FIG.36 |
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FIG.37 |
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FIG.38 |
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FEFE’ |
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FIG. 39 (Schema Fefè)